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    Le eruzioni dell'Etna nell'opera di Orazio Silvestri (1835-1890). Il disegno come strumento per l'osservazione scientifica
    (Caracol, 2013-10) ; ; ;
    Abate, T.; Università della Sorbona, Parigi
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    Branca, S.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Catania, Catania, Italia
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    Monaco, C.; Università di Catania
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    L'introduzione del colore per la rappresentazione dei prodotti vulcanici: il caso della cartografia geologica dell'Etna nel XIX secolo
    Il ruolo del colore nella rappresentazione delle eruzioni si inserisce nella più generale e vasta problematica della definizione di un codice cromatico per rappresentare in modo univoco le unità geologiche. Sebbene già nel XVII secolo l’inglese Martin Lister (1638-1712) avesse auspicato l’uso del colore proprio per la traduzione delle informazioni di natura geologica, ancora alla fine del Settecento la sua idea stentava a concretizzarsi visto che le carte incise su rame continuavano ad essere in bianco e nero. Lo stesso può dirsi anche per le cartografia dell’Etna che negli stessi anni passava lentamente da una raffigurazione pittorica ad una più esatta resa topografica, in cui sistemi di rappresentazione ancora di tipo mimetico lasciavano intravedere le asperità e i declivi. Nel 1838, Elie de Beaumont (1798-1874), pubblica la prima carta topografica e geologica dell’Etna, in scala 1:111:111, introducendo tre campionature di colore per indicare la distribuzione delle rocce vulcaniche di differente età. Per la prima volta in una carta dell’Etna compare una legenda che evidenzia la distinzione dei terreni in base al colore. Il problema tecnico dell’incisione in bianco e nero viene risolto mediante una stesura del colore manualmente ad acquarello. In questi anni cruciali per la definizione dell’uso del colore nelle carte geologiche, la Teoria dei Colori di Goethe influisce notevolmente sulla scelta di colorazione fatta da Christian Keferstein nella General Charte von Teutschland (1821). Con questo lavoro si vuole dimostrare come anche la prima carta geologica dell’Etna, alla scala 1:50.000, realizzata tra il 1848 e il 1861 da Sartorius von Waltershausen (1809-1876) abbia subito l’influenza del noto poeta tedesco, tra l’altro suo padrino di battesimo. Sartorius infatti sceglie diverse gradazioni di verde per definire l’età e la natura del terreno sedimentario vulcanico, creando nell’osservatore una sensazione di armonia. Questo metodo di colorazione rimase un caso isolato in quanto non fu apprezzato dalla comunità scientifica internazionale contemporanea, ancora fortemente divisa per quanto riguarda il codice cromatico delle carte geologiche. Non è un caso se il Capitano di Stato Maggiore F. Pistoja realizzerà il plastico topografico dell’Etna per l’Esposizione Universale di Parigi (1878) utilizzando la cartografia di Sartorius ma variandone i colori. La scelta di presentare proprio quest’opera era stata dettata dalla necessità, dichiarata dagli organizzatori dell’Esposizione, di definire una classificazione dei colori tale da rappresentare in modo univoco le diverse unità geologiche. Nel 1881, durante il II Congresso Geologico Internazionale tenutosi a Bologna, sarà scelto definitivamente il colore rosso nelle sue varie sfumature per la rappresentazione delle rocce vulcaniche. Questa convenzione sarà applicata per la prima volta, per quanto riguarda l’Etna, tra il 1884 e il 1885 con la pubblicazione della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000.
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    Jean Houel e la vulcanologia dell’Etna
    Del rapporto tra architettura e geologia si è ampiamente discusso a proposito della volontà di Viollet-le-Duc (1814-1879) di trattare il Monte Bianco come un “progetto” di cui sia possibile ricostruire l’immagine1. Allo stesso modo l’attrazione del pittore e architetto francese Jean-Pierre-Louis-Lauren Houel (1735-1813) per la mineralogia è stato oggetto di recenti studi da parte di Madeleine Pinault Sørensen e Susanne Keller che hanno dimostrato l’efficacia del suo ricorso alla descrizione visuale per lo studio delle rocce e dei minerali2. Il contributo dell’artista francese alla vulcanologia dell’Etna è oggi poco noto sebbene in passato i suoi contemporanei avessero dato un certo rilievo alle sue osservazioni in questo campo. Ad esempio, nel 1825 il famoso geologo Leo von Buch nel suo Description physique des iles Canaries citava gli studi dell’artista francese su Stromboli e Strombolino3 commentando in particolare la planche LXIX del Tomo I del Voyage e nel 1828 l’opera di Houel compariva alla voce “Volcans” della Enciclopedie Methodique accanto ai lavori di Kircher, Dolomieu, Ordinaire, Elie de Beaumont4. A questo punto suscita curiosità il fatto che l’apporto scientifico dell’architetto francese alla geologia dei vulcani sia stato dimenticato nel corso degli anni. Effettivamente già nel 1838 il geologo Elie De Beaumont in Recherches sur la structure et sur l’origine du Mont Etna5 non citava Houel tra i viaggiatori stranieri che avevano fatto dell’Etna l’oggetto delle loro ricerche. Evidentemente il lavoro di Houel in ambito scientifico non ha avuto, ingiustamente, lo stesso successo riscontrato in campo artistico. Con questo contributo si vuole dunque portare in luce un inedito ritratto dell’architetto francese il cui volto per la prima volta coincide con quello di un moderno vulcanologo ed illustratore scientifico. Il caso di Houel sembra provare infatti come, almeno inizialmente, la rappresentazione geometrica e il disegno architettonico siano stati validi strumenti per spiegare le logiche costitutive del territorio e della montagna
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    Il disegno delle eruzioni storiche dell'Etna: Percorsi Iconografici dal XVI secolo ad oggi
    (Edizioni Caracol, 2015-11) ; ;
    Branca, S.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Catania, Catania, Italia
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    Abate, T.; Sobonne, Paris
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    L'eruzione del 1669 dell’Etna e la trasformazione del paesaggio: lo sguardo dei disegnatori.
    (CIRICE e-book, 2016-10) ; ;
    Abate, T.; Ecole Pratique des Hautes Etudes Sorbonne Paris. Universitè de Paris NO
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    Branca, S.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Catania, Catania, Italia
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    The Etna eruptions during the centuries have highly modified the volcano’s landscape renewing it in its landforms. One of the most emblematic cases of this is the study of changes of rural areas and the city of Catania because of the wide lava flow of 1669, the volcanic phenomenon that has most influenced the transformation of the southern slope of Etna. During this event, the lava destroyed many countries and districts, drained swamps and springs and forced rivers to new underground routes. The aim of this paper is to show how to extend the boundaries of their disciplinary history of representation and weaving them with the volcanology we can make the synthesis aimed at documenting, in a whole new way, the processes of landscape transformation in place during the eruption just starting from the gaze of that eruption drew.
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    Current knowledge of Etna's flank eruptions (Italy) occurring over the past 2500 years. From the iconographies of the XVII century to modern geological cartography
    Knowledge of Etna's eruptions has been profoundly influenced by the illustrations, though these can only provide limited information on the lava flows and their effects on the territory. Indeed, the absence of iconographic sources or again the disparity between the physical reality and the illustrations has led to many gaps and uncertainties that have lasted for centuries. This paper traces the progress of the representations of the historical eruptions of Etna volcano, fromthe earliest attempts in the 17th century, be they iconographic documents or pictorial illustrations, to themodern geological cartography of 21st century. It seeks to reconstruct the evolution of the history and methods of representing Etnean eruptions, highlighting the crucial steps in the progress of knowledge on the historical flank eruptions. The turning point in the long process of drawing and rendering the eruptions of Etna came with the work of Sartorius vonWaltershausen, with the realization of the first geological map of the volcano at a 1:50,000 scale between 1836 and 1843. In this long history of the representations of eruptions, begun in the 17th century, Sartorius' cartography finally overcame the problem of rendering these events in space by inserting the notion of history in the map.What now remained for those engaged in mapping the volcano was to solve the issue of defining the “time” of Etna's historical lava flows. Thiswould be tackled only at the end of the 20th centurywith a multidisciplinary approach comprising stratigraphy, historiographical studies and the dating of the lavas. In this frame, the present state of the knowledge of the flank eruptions occurring on Etna in the past 2500 year has evidenced that during the Greek-Roman and Medieval epochs up to the 17th century flank eruptions commonly involved the middle-lower slopes, impacting mainly the south sector of the volcano with the location of the eruptive fissure sometimes below 1000 m of altitude. This eruptive behavior of the volcano has been radically modified following the occurrence of the large 1669 eruptions since the opening of the fissures was mainly concentrated in the upper-middle slopes between 1600 m and 2500 m a.s.l.
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