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L'introduzione del colore per la rappresentazione dei prodotti vulcanici: il caso della cartografia geologica dell'Etna nel XIX secolo
Language
English
Obiettivo Specifico
1V. Storia eruttiva
Status
Published
JCR Journal
JCR Journal
Peer review journal
Yes
Title of the book
Issue/vol(year)
/44 (2018)
Pages (printed)
80-87
Issued date
2018
Abstract
Il ruolo del colore nella rappresentazione delle eruzioni si
inserisce nella più generale e vasta problematica della definizione
di un codice cromatico per rappresentare in modo univoco le
unità geologiche. Sebbene già nel XVII secolo l’inglese Martin
Lister (1638-1712) avesse auspicato l’uso del colore proprio per
la traduzione delle informazioni di natura geologica, ancora alla
fine del Settecento la sua idea stentava a concretizzarsi visto che le
carte incise su rame continuavano ad essere in bianco e nero. Lo
stesso può dirsi anche per le cartografia dell’Etna che negli stessi
anni passava lentamente da una raffigurazione pittorica ad una più
esatta resa topografica, in cui sistemi di rappresentazione ancora
di tipo mimetico lasciavano intravedere le asperità e i declivi.
Nel 1838, Elie de Beaumont (1798-1874), pubblica la prima carta
topografica e geologica dell’Etna, in scala 1:111:111, introducendo
tre campionature di colore per indicare la distribuzione delle
rocce vulcaniche di differente età. Per la prima volta in una carta
dell’Etna compare una legenda che evidenzia la distinzione dei
terreni in base al colore. Il problema tecnico dell’incisione in bianco
e nero viene risolto mediante una stesura del colore manualmente
ad acquarello. In questi anni cruciali per la definizione dell’uso
del colore nelle carte geologiche, la Teoria dei Colori di Goethe
influisce notevolmente sulla scelta di colorazione fatta da Christian
Keferstein nella General Charte von Teutschland (1821). Con questo
lavoro si vuole dimostrare come anche la prima carta geologica
dell’Etna, alla scala 1:50.000, realizzata tra il 1848 e il 1861 da
Sartorius von Waltershausen (1809-1876) abbia subito l’influenza
del noto poeta tedesco, tra l’altro suo padrino di battesimo.
Sartorius infatti sceglie diverse gradazioni di verde per definire
l’età e la natura del terreno sedimentario vulcanico, creando
nell’osservatore una sensazione di armonia. Questo metodo di
colorazione rimase un caso isolato in quanto non fu apprezzato
dalla comunità scientifica internazionale contemporanea, ancora
fortemente divisa per quanto riguarda il codice cromatico delle
carte geologiche. Non è un caso se il Capitano di Stato Maggiore F.
Pistoja realizzerà il plastico topografico dell’Etna per l’Esposizione
Universale di Parigi (1878) utilizzando la cartografia di Sartorius
ma variandone i colori. La scelta di presentare proprio quest’opera
era stata dettata dalla necessità, dichiarata dagli organizzatori
dell’Esposizione, di definire una classificazione dei colori tale da
rappresentare in modo univoco le diverse unità geologiche. Nel
1881, durante il II Congresso Geologico Internazionale tenutosi a
Bologna, sarà scelto definitivamente il colore rosso nelle sue varie
sfumature per la rappresentazione delle rocce vulcaniche. Questa
convenzione sarà applicata per la prima volta, per quanto riguarda
l’Etna, tra il 1884 e il 1885 con la pubblicazione della Carta
Geologica d’Italia in scala 1:100.000.
inserisce nella più generale e vasta problematica della definizione
di un codice cromatico per rappresentare in modo univoco le
unità geologiche. Sebbene già nel XVII secolo l’inglese Martin
Lister (1638-1712) avesse auspicato l’uso del colore proprio per
la traduzione delle informazioni di natura geologica, ancora alla
fine del Settecento la sua idea stentava a concretizzarsi visto che le
carte incise su rame continuavano ad essere in bianco e nero. Lo
stesso può dirsi anche per le cartografia dell’Etna che negli stessi
anni passava lentamente da una raffigurazione pittorica ad una più
esatta resa topografica, in cui sistemi di rappresentazione ancora
di tipo mimetico lasciavano intravedere le asperità e i declivi.
Nel 1838, Elie de Beaumont (1798-1874), pubblica la prima carta
topografica e geologica dell’Etna, in scala 1:111:111, introducendo
tre campionature di colore per indicare la distribuzione delle
rocce vulcaniche di differente età. Per la prima volta in una carta
dell’Etna compare una legenda che evidenzia la distinzione dei
terreni in base al colore. Il problema tecnico dell’incisione in bianco
e nero viene risolto mediante una stesura del colore manualmente
ad acquarello. In questi anni cruciali per la definizione dell’uso
del colore nelle carte geologiche, la Teoria dei Colori di Goethe
influisce notevolmente sulla scelta di colorazione fatta da Christian
Keferstein nella General Charte von Teutschland (1821). Con questo
lavoro si vuole dimostrare come anche la prima carta geologica
dell’Etna, alla scala 1:50.000, realizzata tra il 1848 e il 1861 da
Sartorius von Waltershausen (1809-1876) abbia subito l’influenza
del noto poeta tedesco, tra l’altro suo padrino di battesimo.
Sartorius infatti sceglie diverse gradazioni di verde per definire
l’età e la natura del terreno sedimentario vulcanico, creando
nell’osservatore una sensazione di armonia. Questo metodo di
colorazione rimase un caso isolato in quanto non fu apprezzato
dalla comunità scientifica internazionale contemporanea, ancora
fortemente divisa per quanto riguarda il codice cromatico delle
carte geologiche. Non è un caso se il Capitano di Stato Maggiore F.
Pistoja realizzerà il plastico topografico dell’Etna per l’Esposizione
Universale di Parigi (1878) utilizzando la cartografia di Sartorius
ma variandone i colori. La scelta di presentare proprio quest’opera
era stata dettata dalla necessità, dichiarata dagli organizzatori
dell’Esposizione, di definire una classificazione dei colori tale da
rappresentare in modo univoco le diverse unità geologiche. Nel
1881, durante il II Congresso Geologico Internazionale tenutosi a
Bologna, sarà scelto definitivamente il colore rosso nelle sue varie
sfumature per la rappresentazione delle rocce vulcaniche. Questa
convenzione sarà applicata per la prima volta, per quanto riguarda
l’Etna, tra il 1884 e il 1885 con la pubblicazione della Carta
Geologica d’Italia in scala 1:100.000.
Type
article
File(s)
No Thumbnail Available
Name
Abate_Branca_2018.pdf
Size
14.95 MB
Format
Adobe PDF
Checksum (MD5)
1938f21baccee655e26de2b38116476b