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Diaferia, I.
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Diaferia, I.
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- PublicationOpen AccessMagnetotelluric investigation in a seismogenic source area: Evidences from the 1930 Irpinia earthquake area(2008-08)
; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ;Siniscalchi, A.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari ;Balasco, M.; CNR - IMAA, Potenza ;Diaferia, I.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari ;Di Bucci, D.; PCM - Dipartimento Protezione Civile, Roma ;Fracassi, U.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma1, Roma, Italia ;Loddo, M.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari ;Magrì, C.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari ;Romano, G.; CNR - IMAA, Potenza ;Schiavone, D.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari ;Tripaldi, S.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari; ; ; ; ; ; ; ; ; On 23 July 1930, the Irpinia region in southern Italy experienced a destructive (M 6.7) earthquake that struck the eastern sector of the southern Apennines moutain belt. Previous studies suggest that this earthquake was caused by a seismogenic source having oblique right-lateral kinematics and striking at an angle between the general trend of NE-verging large dip-slip faults in the southern Apennines (~ NW-SE) and the E-W near-vertical, strike-slip right lateral faults that have been recently discovered in the foreland, east of the main extensional axis. Also, the ~14 km hypocentral depth of the 1930 earthquake that has been calculated in previous studies is likely located within the basement below the Apula carbonate platform succession. This puts the source of the 1930 earthquake not only in an intermediate region between pure normal (NW-SE) and strike-slip right-lateral (E-W) large seismogenic faults in the southern Apennines, but also at an hypocentral depth between the 12-13 km depth of the earthquakes caused by normal faulting (like the Irpinia 23 Nov. 1980, M 6.9 one) and the 15-20 km depth of the earthquakes caused by strike-slip faulting in the foreland (like the 31 Oct.-1 Nov. 2002, M 5.8 Molise ones). In this framework, we performed a magnetotelluric (MT) study to investigate the evidence of preferential direction in resistivity anisotropy and to compare it with the strike of the 1930 seismogenic fault.316 1840 - PublicationOpen AccessShallow to intermediate resistivity features of the Colfiorito Fault System inferred by DC and MT survey(2008-04)
; ; ; ; ;Diaferia, I.; Dipartimento di Geologia e di Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy ;Loddo, M.; Dipartimento di Geologia e di Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy ;Schiavone, D.; Dipartimento di Geologia e di Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy ;Siniscalchi, A.; Dipartimento di Geologia e di Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy; ; ; Over the last decade electromagnetic (EM) measurements have provided new constraints on the upper-crustal structure of the major fault zones in the world, both when they act as conduit and as a barrier, due to strong sensitivity of resistivity to fluids circulation and mineralization. On the track of a high impact magnetotelluric (MT) study performed across the San Andreas Fault, high resolution EM data were collected in the Colfiorito epicentral area along profiles crossing some main fault lineaments. Being the study focussed both on shallow that on intermediate resistivity distribution in the brittle upper-crust, a MT profile was integrated by several electrical resistivity tomographies (ERT). The latter were successful in locating faults even where the structures are buried by a wide covering of Quaternary deposits and in the recognition of different electrical signatures of the faults. MT resistivity model crossing Mt. Prefoglio normal fault clearly imaged the typical thrust structures of the area and a high conductive zone spatially related to the fault. Seismicity seems to be located outside such conductive area, whose behaviour suggests a fluidised and altered zone incapable of supporting significant stress internally.205 243 - PublicationOpen AccessAbout the shallow resistivity structure of Vesuvius volcano(2008-02)
; ; ; ; ; ; ; ; ;Troiano, A.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy ;Petrillo, Z.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy ;Di Giuseppe, M. G.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy ;Balasco, M.; Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale (IMAA, CNR), Tito Scalo (Pz), Italy ;Diaferia, I.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy ;Di Fiore, B.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy ;Siniscalchi, A.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari, Italy ;Patella, D.; Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Napoli «Federico II», Napoli, Italy; ; ; ; ; ; ; Magnetotelluric (MT) soundings performed in the past in the volcanic area of Mt. Vesuvius by two independent research groups showed in the same places MT apparent resistivity curves with very similar shape, but statically shifted by one order of magnitude, at least. To try to resolve this ambiguity new controlled source audio-magnetotelluric (CSAMT) measurements have been carried out in the same MT sites. The interpretation of the CSAMT dataset, combined with that of two shallow dipole-dipole geoelectrical resistivity tomographies previously carried out in the area have allowed a reliable electrical structure to be recovered down to a few km of depth, which will next be used for a best constrained re-interpretation of the deep MT soundings.449 749 - PublicationOpen AccessStudio dell'anisotropia elettrica nella zona della sorgente sismogenetica del terremoto dell’Irpinia del 1930(2007-11)
; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ;Balasco, M.; Istituto per le Metodologie Applicate all’Ambiente - CNR, Marsico Nuovo (PZ), Italia ;Diaferia, I.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia ;Di Bucci, D.; Dipartimento della Protezione Civile, Roma, Italia ;Fracassi, U.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma1, Roma, Italia ;Loddo, M.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia ;Magrì, C.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia ;Romano, G.; Istituto per le Metodologie Applicate all’Ambiente - CNR, Marsico Nuovo (PZ), Italia ;Schiavone, D.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia ;Siniscalchi, A.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia ;Tripaldi, S.; Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, Bari, Italia; ; ; ; ; ; ; ; ; L’area del terremoto dell’Irpinia del 1930 corrisponde in profondità all'avampaese Apulo, inflesso al di sotto delle unità alloctone accavallate nella porzione frontale del cuneo orogenico, ma non coinvolto nelle strutture dei cosiddetti duplex dell'Apula sensu Patacca and Scandone (2004). In particolare, le profondità ipocentrali del terremoto del 1930 corrispondono al basamento sottostante la successione della Piattaforma Carbonatica Apula. Il campo macrosismico e i dati strumentali disponibili (si veda la sorgente in DISS, 2007, con relativa bibliografia, e Pino et al., sottomesso) suggeriscono una sorgente sismogenetica con un’orientazione e una cinematica che rappresentano una sorta di transizione tra la direzione W-E a cinematica trascorrente destra, che caratterizza la sismicità propria delle aree di avampaese sia affiorante che sepolto, e la direzione NW-SE a cinematica normale, che caratterizza la sismicità connessa all'estensione lungo l'asse della catena Appenninica (si veda il terremoto del 1980). In questo quadro, l’obiettivo dello studio magnetotellurico è stato quello di investigare i volumi di crosta al di sotto della successione Apula per valutare l'eventuale presenza di direzioni preferenziali dell'anisotropia di resistività che fossero confrontabili con la direzione della sorgente del terremoto del 1930. Il verificarsi di tale evenienza avrebbe potuto essere infatti interpretato come indizio di una zona di debolezza regionale, che avrebbe condizionato le caratteristiche geometriche e cinematiche della sorgente del terremoto stesso. Partendo dall’area sismogenetica segnalata nel DISS per questo terremoto, sono stati effettuati in un’area di circa 1000 km2 sondaggi magnetotellurici in 15 siti, nell’intervallo di 0.009- 4000 s. Per ciascun sito si è proceduto alla misura delle tre componenti ortogonali del campo magnetico e di tre componenti del campo elettrico, di cui due lungo la stessa linea e ortogonali alla terza. Ciò ha consentito la stima dei parametri magnetotellurici per due sondaggi adiacenti, al fine di meglio controllare possibili problemi di rumore antropico o strumentale. Le stazioni, fino ad un massimo di tre, hanno operato in contemporanea fungendo l’una per l’altra da remote reference (Gamble et al., 1979). Va sottolineata la buona qualità dei dati acquisiti sia in termini di stime stabili con diverse tecniche di analisi, che per basso scattering delle curve di resistività apparente e fase. Le risposte sperimentali sono state poi comparate con i dati di pozzo disponibili, verificando un ottimo accordo. È stata inoltre eseguita un’analisi sulle proprietà fisiche e geometriche del tensore impedenza, adottando lo schema di decomposizione di Weaver et al. (2000) dal quale è derivato poi lo studio degli invarianti magnetotellurici per la definizione della dimensionalità delle strutture elettriche investigate ai vari periodi (ovvero alle varie profondità). Circa il 75% dei dati analizzati implica strutture assimilabili necessariamente a modelli tridimensionali e le quattro componenti del tensore impedenza sono significativamente diverse da zero. Per questo tipo di strutture, seguendo Weaver et al. (2000), è comunque possibile definire una direzione di eterogeneità elettrica. Ciò è stato fatto per ciascun sondaggio e per ciascun periodo di stima. Mediante la trasformazione di Niblett–Bostick è stato poi ottenuto lo strike elettrico in funzione della profondità stimata. Viene riportata la direzione di strike per i vari sondaggi alla profondità stimata nell’intervallo 8 - 16 km, riferibile quindi a una porzione di crosta al di sotto del resistivo che identifica le successioni della Piattaforma Apula.276 84