Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2122/9800
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dc.contributor.authorallBottari, C.; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma2, Roma, Italiaen
dc.date.accessioned2015-06-08T09:07:42Zen
dc.date.available2015-06-08T09:07:42Zen
dc.date.issued2011-01-15en
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2122/9800en
dc.description.abstractIl Peloro, geograficamente la più orientale propaggine della Sicilia settentrionale, identificabile con la Penisola di Capo Peloro, in età greca e romana era un’area antropizzata che si era sviluppata intorno al primo insediamento umano conosciuto della sponda siciliana dello Stretto di Messina (2200 – 2000 a.C.). Fonti storiche diverse menzionano che già dal V secolo a.C. grandi flotte di navi sia siracusane sia puniche approdavano al Peloro e vi sostavano anche per lunghi periodi. Rilevato che la morfologia attuale della penisola di Capo Peloro non presenta alcuna insenatura protetta dalle traversie del mare e capace di offrire riparo a flotte di centinaia di navi, si sono svolte indagini geomorfologiche al fine di accertare se quanto storicamente documentato sia compatibile con una paleotopografia dei luoghi. L’approccio adottato si basa sull’analisi delle caratteristiche morfotettoniche dell’area del Peloro e specificatamente della evoluzione morfotettonica della sua pianura costiera, a seguito del sollevamento regionale che l’ha interessata nel Quaternario e, particolarmente, durante gli ultimi 0,7 Ma. La configurazione dello Stretto di Messina rappresenta infatti il risultato di un elevata mobilità verticale e del progressivo sollevamento che hanno interessato aree di sedimentazione cor-rispondenti ad un sistema complesso di fosse tettoniche controllate da faglie normali a preva-lente direzione NE-SW ed E-W. I dati della letteratura geologica, unitamente a ritrovamenti di resti architettonici monumentali, nonché alcuni riscontri con fonti storiografiche, supportano per gli ultimi 2500 anni una stima del sollevamento della penisola di Capo Peloro di  1,6 m. Le modellazioni della paleotopografia della pianura costiera, riferibili al V secolo a.C., confi-gurano una maggiore estensione del Pantano Piccolo e, particolarmente, il suo collegamento con il Mare Tirreno, attraverso un canale largo un centinaio di metri. Tale risultato induce a localizzare l’antico porto del Peloro nel bacino del Pantano Piccolo che per estensione poteva ospitare sino a 320 navi trireme. Una tale collocazione, a poco meno di un miglio marino da Capo Peloro, giustifica il comune riferimento al Peloro, trova riscontro nelle distanze, sia ter-restri sia marittime, dalla polis di Messana (oggi Messina) riportate da differenti fonti storiche e, per la sua minore distanza dagli approdi di Skillayon e Columna in Calabria, risulta anche compatibile con l’appellativo di Trajectusen
dc.language.isoItalianen
dc.relation.ispartofMessina - Scavi a Ganzirri e a Capo Peloro (2003-2006)en
dc.subjectgeoarcheologiaen
dc.subjectsollevamento tettonicoen
dc.titleEvidenze geoarcheologiche dell’antico Portus Pelorien
dc.typebook chapteren
dc.description.statusPublisheden
dc.type.QualityControlPeer-revieweden
dc.subject.INGV04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.03. Geomorphologyen
dc.description.obiettivoSpecifico2T. Tettonica attivaen
dc.publisherRubettino Eden
dc.description.fulltextrestricteden
dc.contributor.authorBottari, C.en
dc.contributor.departmentIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma2, Roma, Italiaen
item.openairetypebook chapter-
item.cerifentitytypePublications-
item.languageiso639-1it-
item.grantfulltextrestricted-
item.openairecristypehttp://purl.org/coar/resource_type/c_18cf-
item.fulltextWith Fulltext-
crisitem.author.deptIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Sezione OE, Catania, Italia-
crisitem.author.orcid0000-0003-4371-6060-
crisitem.author.parentorgIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-
crisitem.classification.parent04. Solid Earth-
crisitem.department.parentorgIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-
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