Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2122/7379
Authors: Ciuccarelli, C.* 
Bianchi, M.G.* 
Title: Catania e l'eruzione dell'Etna del 1669
Issue Date: 8-Sep-2011
Keywords: Etna
urban development
Catania
1669 eruption
Subject Classification05. General::05.02. Data dissemination::05.02.03. Volcanic eruptions 
Abstract: La città di Catania conserva nella sua storia urbana i segni di disastri naturali che l’hanno profondamente colpita. L’attuale città storica è il risultato delle radicali trasformazioni dovute alla ricostruzione seguita ai terremoti del 9-11 gennaio 1693, che imposero profondi cambiamenti anche a molte località della Sicilia orientale. Ma la ricostruzione di Catania e le nuove linee di sviluppo urbano furono condizionate da una grande eruzione dell’Etna, avvenuta meno di trent’anni prima, nel marzo-luglio 1669. Il nostro intervento intende mettere in luce la dinamica e gli effetti sulla città di tale grandioso evento, la localizzazione, la durata, la vastità del territorio occupato dalla lava. Per comprendere questo impatto occorre ricordare che ci fu la distruzione pressoché totale di 27 paesi etnei, più o meno grandi, tra casali capoluogo e frazioni, e danni ad altri sette centri abitati importanti. Catania, investita dalla lava nel suo lato ovest, dovette subito affrontare un’emergenza, le cui necessità cambiarono velocemente in relazione all’andamento dell’evento. La città, rispetto all’Etna, era percepita come un luogo privo di rischi. L’impatto sociale e culturale fu quindi altissimo: la città dovette freneticamente accogliere circa 20.000 sfollati (due terzi in più della sua popolazione, di circa 30.000 abitanti). Nel giro di qualche settimana, Catania stessa, messa in pericolo dalla lava, cominciò a spopolarsi, tanto che solo il 10% degli abitanti rimase dentro le mura. Il bilancio finale urbano fu pesantissimo: 730 case ed edifici bruciati dalla lava o demoliti, per la maggior parte nell’area urbana interna alle mura; danni e crolli alla maggior parte delle strutture di fortificazione. A sud-est, la lava che per molte settimane si era riversata in mare, aveva cancellato il dislivello di terreno che costituiva un baluardo difensivo naturale e aveva spostato verso il mare la linea di costa. Duraturi e condizionanti sul piano territoriale e urbanistico furono gli effetti dell’eruzione, tanto che quest’evento è considerato dagli storici come il momento di definitiva rottura dell’equilibrio tra la città e il suo territorio rurale circostante. Catania venne infatti a trovarsi ‘chiusa’ da una distesa di lave solidificate a ovest, da nord a sud fino al mare, e con una lunga insenatura di sciare che si inoltrava nel mare per più di un chilometro. Ciò impedì definitivamente l’espansione della rete insediativa a occidente, un’area che prima del 1669 sembrava destinata a ospitare un ampliamento della città, considerato che a est c’era il mare, a nord-est le sciare antiche, e a sud l’area paludosa del fiume Simeto. L’unica espansione possibile poté quindi svilupparsi verso nord. Questo fu un elemento che condizionò notevolmente il piano urbanistico realizzato poi per la ricostruzione di Catania dopo i terremoti del gennaio 1693.
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