IGAG-CNR Roma

This study aims to understand the relationship between the palaeoenvironmental evolution of the southern margin of the Salpi lagoon (Tavoliere coastal plain, Apulia, Italy) and the development of settlements on its shores during the last part of the Holocene (Late Northgrippian to Late Meghalayan) to complement recent archaeological investigations at the site of pre-Roman Salpia Vetus, Roman Salapia and Medieval Salpi. Micropalaeontological, palynological, and sedimentological analyses were conducted on a total of ten drilled cores, revealing local and regional events. Facies and micropalaeontological analyses show that the lagoon was partially connected to the sea between 6.2 ka BP and 3.1 ka BP. Between 3.1 ka BP and 2.4 ka BP, the area was characterised by marshes and swamps with restricted brackish lagoon conditions and permanent freshwater input. After 2.4 ka BP, the continuous freshwater influx from the major rivers of the coastal plain determined the progradation of the floodplain and the closure of the lagoon, with the formation of the two coastal lakes of Lago Salso (north) and Lago Salpi (south). Pollen data show the expansion of halophytic herbs under local brackish conditions during the Early Meghalayan and the continuous spread of dryland herbs consistent with the closure of the basin. The alluvial plain progradation during the Late Meghalayan allowed the intensive exploitation of the area and the development of a highly anthropogenic landscape. The development of the settlements of pre-Roman Salpia Vetus, Roman Salapia, and Medieval Salpi was mainly determined by the insalubrious condition of the surrounding marshes, due to the reduction in water depth and oscillations in salinity.

Numerosi sprofondamenti si sono verificati nell’ultimo decennio nel territorio di Rio Marina all’Isola d’Elba (località Il Piano), hanno interessato abitazioni, aree agricole e la strada di collegamento tra Rio Marina e Rio nell’Elba. Il fatto che nell’intorno affiori la formazione del Calcare Cavernoso e ci sia un sistema caveale, la “Grotta di San Giuseppe”, faceva ipotizzare la presenza di cavità all’interno del substrato carbonatico. L'integrazione di diversi metodi geofisici indiretti ha evidenziato invece un altro motivo causale di origine antropica nella formazioni di questi sinkholes.

Negli ultimi anni l'incremento di fenomeni di sprofondamento nel territorio di Roma Capitale e nella sua area metropolitana costituisce un rischio sempre maggiore per la popolazione e per le infrastrutture. Il verificarsi di questi eventi è in gran parte dei casi connesso alla presenza di sistemi caveali di origine antropica e diversa età e funzione. Il presente studio ha permesso di perfezionare un protocollo speditivo di utilizzo integrato di alcuni metodi geofisici (microgravimetrico, georadar e sismico) funzionale all’individuazione di cavità nel sottosuolo, che permette di mappare dimensioni, distribuzione spaziale e profondità. Tale base informativa risulta imprescindibile per una gestione in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e per la progettazione di nuovi interventi.