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Gestione dei dilatometri installati in pozzi profondi all’Etna
Language
Italian
Obiettivo Specifico
5V. Sorveglianza vulcanica ed emergenze
Status
Published
JCR Journal
N/A or not JCR
Peer review journal
Yes
Title of the book
Issue/vol(year)
258 / (2013)
ISSN
ISSN 2039-7941
Publisher
INGV
Pages (printed)
1-25
Issued date
2013
Abstract
La rivista non prevede l'Abstract e inizia direttamente dall'Introduzione, che viene sotto riportata.
In ambiente vulcanico, al fine di monitorare e studiare l’azione delle sorgenti, è di fondamentale importanza riuscire a misurare con estrema precisione l’espansione/contrazione del mezzo. Questo è ottenibile attraverso l’utilizzo di strumenti noti come borehole strainmeters (o dilatometri da pozzo). Lo strumento di base e' da un punto di vista teorico abbastanza semplice. Consiste di un tubo cilindrico, al suo interno riempito di specifico fluido (solitamente olio di silicone), da installare in un foro appositamente trivellato ponendolo in contatto con le pareti rocciose del foro attraverso l’utilizzo di cementi ad espansione, che consentono un perfetto accoppiamento strumento-mezzo. La variazione di livello del fluido indotta dalla variazione dello strain nel mezzo circostante è quindi misurata con estrema precisione attraverso un apposito sensore. I dilatometri da pozzo sono gli strumenti più sensibili alle variazioni dello stato degli sforzi finora realizzati a fini geofisici (sensibilità nominale dV/V fino a 10-12). La tipologia di strumentazione utilizzata nelle installazioni all’Etna è quella nota come Sacks-Evertson borehole strainmeters (o dilatometers) [Sacks et al., 1971]. Le principali caratteristiche tecniche della strumentazione sono riportate in tabella 1. Gli strainmeters e l’elettronica di controllo sono prodotti dal Department Terrestrial Magnetism (DTM) del Carnegie Institution di Washington. I colleghi del DTM sono presenti alle fasi finali d’installazione e di avvio dell’operatività strumentale.
In ambiente vulcanico, al fine di monitorare e studiare l’azione delle sorgenti, è di fondamentale importanza riuscire a misurare con estrema precisione l’espansione/contrazione del mezzo. Questo è ottenibile attraverso l’utilizzo di strumenti noti come borehole strainmeters (o dilatometri da pozzo). Lo strumento di base e' da un punto di vista teorico abbastanza semplice. Consiste di un tubo cilindrico, al suo interno riempito di specifico fluido (solitamente olio di silicone), da installare in un foro appositamente trivellato ponendolo in contatto con le pareti rocciose del foro attraverso l’utilizzo di cementi ad espansione, che consentono un perfetto accoppiamento strumento-mezzo. La variazione di livello del fluido indotta dalla variazione dello strain nel mezzo circostante è quindi misurata con estrema precisione attraverso un apposito sensore. I dilatometri da pozzo sono gli strumenti più sensibili alle variazioni dello stato degli sforzi finora realizzati a fini geofisici (sensibilità nominale dV/V fino a 10-12). La tipologia di strumentazione utilizzata nelle installazioni all’Etna è quella nota come Sacks-Evertson borehole strainmeters (o dilatometers) [Sacks et al., 1971]. Le principali caratteristiche tecniche della strumentazione sono riportate in tabella 1. Gli strainmeters e l’elettronica di controllo sono prodotti dal Department Terrestrial Magnetism (DTM) del Carnegie Institution di Washington. I colleghi del DTM sono presenti alle fasi finali d’installazione e di avvio dell’operatività strumentale.
Type
article
File(s)
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Name
2013 RT-258-2013_Sicali&Bonaccorso.Gestione Dilatometri.pdf
Description
main article
Size
1.09 MB
Format
Adobe PDF
Checksum (MD5)
a214e73dc8fb43159aaf89e5f4590ea8